
Whatsapp. Esco dall'ufficio e spasmodicamente cerco il telefono. Non ricordavo se oggi avrei visto Turi per andare in palestra. Non sono mai sicuro delle cose che devo fare, specialmente quando – la sera – esco cotto da lavoro.
È nella mia tasca, lo stronzo.
L'icona in alto a sinistra mi suggerisce che qualcuno ha scritto. Con ogni probabilità sarà proprio Turi, per darmi conferma e per dirmi "ci vediamo al solito posto, porta l'acqua con i sali minerali".
"Passa a prendermi, ci alleniamo in modo diverso oggi".
Non avevo tanta voglia nemmeno di andare in palestra, e questa novità – in qualche modo – mi destabilizzava.
– Hey Turi, che novità sarebbe questa? Dove andiamo?
– Ti porto a fare esercizio. Serio.
– Perché, fino ad oggi cosa abbiamo fatto?
– Lascia perdere, lo vedrai.
Era diverso, avrei osato dire eccitato. E notavo che l'eccitazione cresceva mentre, guidando, accorciavo la distanza da questo punto che, per me, era totalmente sconosciuto. Arrivammo dopo diversi minuti in un posto sperduto. In mezzo al nulla un capannone.
– Siamo arrivati.
– Turi, ma dove siamo?
– Entra dai…
Il BIP della macchina ne certificava la chiusura, ma a pensarci, in quel posto così tetro, una veloce via di fuga avrebbe potuto essere utile. E quel blocco degli sportelli, di certo, mi avrebbe rallentato qualora qualche folle munito di ascia avesse voluto sezionarmi a livello delle vertebre cervicali.
– Siamo nella nostra nuova palestra, anzi siamo nel Box.
"Box", avevo già sentito quella parola, ma non ricordavo dove. Non riuscì a pensare molto a quel termine perché, in lontananza, sentivo delle urla bestiali accompagnate da qualcosa che ricordava un incitamento.
– Dai, dai, dai. Respira, respira e butta tutto fuori. DAIIII, ALLARGA LE GAMBE!
– UAAAAAAARRRGHHHHHHH!
– DAIIII!!!
– AAAHHHHHHRRRRRGG! SIIIIIIIII!
– SIIII!
Sentivo un rumore sordo, accompagnato da una serie di rimbalzi. La terra, sotto i miei piedi, sembrava tremare.
– SBADAM. TIN, TIN, TIN, TIN.
Le urla suggerivano che stavo per entrare in un reparto abusivo di ostetricia e ginecologia dove qualcuna stava partorendo. Quel rumore indicava che anziché un marmocchio fosse stata partorita un'incudine.
Poi però, ricordai… "Box", ecco cos'è.
– Cristo! Turi, ma mi hai portato a fare…
– Crossfit, esatto.
– Ma perché?
– Faber, questa è una comunità. Qui lo sport, l'amicizia, la passione, il rispetto e – oserei dire – l'etica sono uniti sotto l'obiettivo comune di fare squadra.
– …
– Lascia che ti presenti Vincenzo, lui è… IL COACH.
– Cioè lo dici così?
– Così come?
– In maiuscolo? IL COACH!
– Beh sì, merita rispetto. Lui è la forza trainante di tutto. Lui … lui è lui.
– Certamente Turi. Certamente.
– Vincenzo ciao, senti ieri ho fatto 32 snatch, ma ho fatto roll sulla second stage, e poi vado di hip, ma poi genera un no-rep che mi twinka il wrist. Dovrei fare un out-box? Perché, penso di andare di sag, e poi non riesco con la kettle-bell a fare uno squat a level zero.
– …
(aveva detto squirt?)
Turi e VINCENZO si allontanarono continuando a parlare quella neolingua di Orwelliana memoria. Rimasi solo per poco, perché si affiancò quasi subito una persona, i suoi lineamenti così muscolosi, la sua voce rauca e il passo cadenzato e svelto mi fecero ricordare che la macchina aveva ancora la sicura. Pessima scelta.
– Ciao. Sei nuovo?
– Ciao, non so ancora.
– Ti troverai bene qui.
– Certo, qui siamo i migliori. Qui siamo community, questo Box nasce con una precisa filosofia. Quella di fare comunità… Qui lo sport, l'amicizia e la …
– La passione! Scommetto che stai per dire "la passione".
– Esatto, bravo. Passione, etica, rispetto e morale.
– Immaginavo.
– Immagini bene, noi siamo diversi. Non siamo come quei pezzi di merda del Crosscentermuscle, che tentano di fregarci il marchio, ma sono sostanzialmente dei mentecatti. O come quelli che hanno il box al centro, tutti figli di papà, dopati e cocainomani.
– Beh, è chiaro. Etica, rispetto e morale. Mi sembra coerente.
– Beh divertiti, se hai bisogno chiamami.
Dopo qualche secondo rientrò in scena Turi. Percepì la sua soddisfazione mistica per aver parlato con il coach. Anzi, scusate, con IL COACH.
– Faber, ti piace eh.
– Chi?
– Come chi? Martina.
– Chi minchia sarebbe Martina?
– Come chi? Quella ragazza con la quale parlavi fino a pochi secondi fa!
– Ah… oddio, era una… ragazza?
– Sì, ed è una tra le più forti qui dentro. Pensa che di solo jumping jack e di roll-in aside fa settantordicimila chili! E poi, fa il climbing in …
– Si ok, basta così grazie.
– …
– …
– AAAAARRRRRGGHHHHHHHHHH!
– Turi ma che minchia fai? Stavamo parlando.
– Beh sì, ma mi sto riscaldando.
– Ah, cioè… tu ti riscaldi urlando?
– Beh sì. Riscaldati anche tu, però non da atleta, da supporter.
– Eh?
– Grida "VAI, DAI, SU, DAI CHE CE LA FAI. DAIII"
– Ma vaffanculo!
Sono scappato, lasciando Turi in quel box, ho mandato un messaggio a Francesco, il mio amico normale, e ci siamo appena scolati una birra.