
Ho visto il video dell'esecuzione di George Floyd. Credo sia una tra le cose più devastanti che possa aver mai visto in vita mia.
Mi ha sconvolto.
In quei fotogrammi la fierezza dell'odio è concentrata ed assume due forme: il ghigno stampato sul boia e la passività di chi osserva la scena. Tutto ciò è incredibile perché, nello sfondo, un omone in fin di vita con estrema educazione chiede di non morire. Vuole la mamma.
Capite? La mamma.
In realtà, non voglio nemmeno parlarvi di questo. Ma di una reazione collaterale. La voglia di sangue veicolata su quel Derek Chauvin e compari. Leggo di richieste di pena di morte, esecuzioni brutali, legge del Taglione. E mi domando.
A cosa serve uccidere?
A nulla. Qualsiasi cosa possa essere consumata istantaneamente cessa di esistere con l'ultimo battito del cuore del boia.
No, bisogna essere ancora più crudeli. E di molto.
Bisogna agire, in modo devastante sulla possibilità di vivere ma non direttamente sulla vita. Bisogna colpire gli affetti, mirare con precisione alla moglie, ai figli e perfino agli amici. Colpirli più volte, sfianchettarli. Non è un lavoro facile e, probabilmente, nemmeno risolutivo. Ma bisogna agire su di essi. E solo dopo colpire il padre, il marito e l'amico.
A pensarci bene è l'unico antidoto risolutivo per questo cancro silente. Bisogna rompere il legame che tiene coesi i soggetti e far provare vergogna estrema. I figli devono provare ribrezzo per il padre, la moglie deve pentirsi di avere a fianco una nullità e gli amici devono lasciarlo scivolare nell'oblio. La rivincita del Faust, sotto alcuni punti di vista.
In fin dei conti è anche il messaggio di Breaking Bad.
Bisogna utilizzare, per colpirli, i proiettili della Civiltà in modo tale da far delineare l'orco. Allontanare le cellule dello schifoso Leviatano, ultimamente a me tanto caro. Chemioterapia.
Perché i figli non meritano un padre così. Bisogna colpire gli affetti in modo tale da allontanare l'orco da essi.