Mentire per la menta.

by | Mar 3, 2020 | Ero io?, Società | 0 comments

Tra i paradossi spazio-temporali che, prima di morire, vorrei comprendere (e magari farò una ricerca statistica al proposito) rientra senza dubbio alcuno un x-file. Chi, nella vita reale, mi conosce sa già che mi colpiscono molto le ripetizioni stereotipate dei pattern, cioè quelle azioni che vengono ripetute in modo ciclico al verificarsi di una condizione.

Tipo le balbuzie.

Io vorrei, capire una cosa e per farlo partirò da una premessa.

Dio esiste. Altrimenti non si spiegherebbe il mojito. (*)

Il mojito è la cosa più buona al mondo. Stop. Rappresenta la bevanda che zittisce qualsiasi appassionato di alcolici. Il baffuto della birra Moretti, il sommelier del ristorantino fighetto che ha aperto al centro, Bacco e perfino Pacciani.

Per "fare" un buon mojito, tra l'altro, non serve nulla di particolare. Rum, lime, zucchero di canna e … menta.

Sì, menta.

La menta è questa cosa qui. Almeno, google immagini dice così.

Partiamo dalla fine. La menta è una pianta. Infestante. Cazzo se è infestante… Mettete un frammento di menta in una ciotola con un po' di polvere, ed in un paio di giorni vi troverete a combattere contro qualcosa che ha coscienza di sé. A metà tra quel vegetale che esce dalle tubature di Super Mario e quell'organismo geneticamente modificato in Resident Evil.

Eppure…

Ogni volta che chiedo un mojito la risposta è sempre la stessa, teatrale, stereotipata, falsa come una madre che tranquillizza il proprio pargolo nascondendo il mattarello dietro la schiena chiedendogli di avvicinarsi.

"Mhhh, non ho la menta!"

Chiunque, alla richiesta del mojito

Forse è colpa mia che, mi illudo. Come un pargolo che crede alla madre quando chiede di avvicinarsi, pur intravedendo un mattarello dietro la schiena.

La mia risposta è sempre la stessa.

"Ok, la prossima volta la porto io"

E la risposta del mio avversario, perché a quel punto lui/lei è diventato mio nemico, è sempre la stessa.

"Se vuoi posso portarti un Jeremiah Stodder" (il nome potrebbe essere inventato sul momento)

Cioè, un cocktail fatto con l'essenza dell'incisivo dell'unicorno che cresce allo stato brado nelle alture del Tippikistan, distillato a mano, durante la luna piena di Saturno che entra nella costellazione del Cerbiatto, da una spietata setta che tramanda il metodo di purificazione da generazione in generazione.

Ecco, se potessi alterare il flusso di Matrix chiederei, in quel complesso pseudogeneratore casuale, di inserire un fottiliardo di hotspot nei quali questa cazzo di menta possa crescere.

Se questo fosse fattibile, la storia sarebbe diversa. E di molto:

– Mi dispiace, non abbiamo la menta.
– Beh guarda, ne vedo giusto qualche ramo crescere tra le tue narici.
– Ah, ok. Allora la stacco e ti faccio il mojito.
– Perfetto!

Glu glu glu.

(*) = Qualora vi ricordaste una frase simile a "Dio esiste. Altrimenti non si spiegherebbe Charlize Theron", avete ragione. Ma rimanga un segreto tra noi.

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