Se vi chiedessi "Cos'è telegram?" la risposta sarebbe una. Semplice. Veloce. Diretta.
Telegram è l'app di messaggistica per puttanieri.
Curioso, però. Se vi avessi chiesto tre anni fa quale fosse l'app di messaggistica per fare le cose zozze avreste rispost Whatsapp. E prima ancora di Whatsapp? Ovviamente la chat di Facebook. E prima ancora? Messenger. E prima ancora ICQ. C6, Microsoft messenger, le BBS! E tornando indietro nel tempo, secondo me, nelle tavole dei Dieci Comandamenti c'era tutto fuorché il decalogo.
Ogni era, in buona sintesi, ha una propria tecnologia che è responsabile dell'allontanamento dell'amore vero, quello puro, quello eterno e fedele. Quello della Disney, insomma! Tutto attraverso gli strumenti che, tramite dei freddi bit, coadiuvano la comunicazione.
Mi sono sempre chiesto perché le nuove applicazioni di messaggistica siano sempre mal viste. Perché non le nuove assieme a quelle esistenti? Adesso nessuno più caga la chat su Facebook , eppure ci si può dare appuntamento su Telegram esattamente come lo si può fare su Messenger.
O no?
Paradossalmente, il posto più sicuro dove fare quello che – in siciliano – si chiama "intrallazzo", è il classico sistema SMS! Siate sinceri, al vostro partner è mai balenato di cercare tra gli SMS qualcosa?
Dicevamo, perché le nuove tecnologie sono sempre mal viste?
Io una risposta ce l'ho.
Perché abbiamo imparato a parlare da poco. Probabilmente nemmeno l'Homo sapiens della prima ora era in grado di articolare un discorso. Servirono decine di migliaia di anni e diversi aggiornamenti del firmware affinché dei vocalizzi potessero trasformarsi in qualcosa di più articolato.
Incidentalmente, mi chiedo come potessero rompere i coglioni le suocere dei primi Sapiens visto che non potevano parlare. Boh?
Altrettanto paradossalmente, abbiamo paura della fuga di informazioni. Non siamo animali sociali o, probabilmente, non lo siamo ancora del tutto. Abbiamo paura del nuovo perché pensiamo possa essere lo strumento attraverso il quale le informazioni, specialmente quelle psicologicamente più ataviche, possano trapelare. Da persone a persona, da gruppo a gruppo e via dicendo.
Vediamo di buon grado la tecnologia. Tuttavia, quando questa ci permette di esprimerci e di comunicare, la reazione che abbiamo è quella che hanno gli animali quando vedono il fuoco.
Abbiamo paura. Tanta paura.
E la paura nasce anche dal fatto che non possiamo controllare in alcun modo il flusso di informazioni. Cioè, non possiamo né controllare cosa né come/dove/quando viene trasmesso. Non possiamo in alcun modo, se non esclusivamente assaggiando le briciole lasciate dal sistema informatico, tipo l'ora dell'ultimo accesso, la spunta blu ed altre cazzate varie. Questo comporta che qualsiasi cazzo di cosa possa subentrare in questo articolato sistema di smistamento di informazione possa avere un tremendo effetto destabilizzante.
Oggi è telegram, domani?