Viviamo in un sistema mutualistico. Esistiamo grazie agli scambi che incessantemente operiamo con chi ci sta vicino. Giusto?
Siamo costantemente attraversati da un flusso fatto da entità materiali ed entità morali. Due insiemi ovviamente semplificati che rappresentano il motore del mondo. Almeno da un punto di vista squisitamente antropologico. Acquistiamo la birra (primo insieme) per scolarcela tra gli amici (secondo insieme), giusto per fare un esempio.
Tessiamo rapporti sociali secondo modelli relazionali molto complessi e quasi mai diretti. Gli amici rappresentano un modello relazionale piano nel quale tutti gli elementi sono connessi tra loro in uno spazio idealmente bidimensionale. Distanza spaziale/temporale ma nessuna distanza in termini di importanza.
No?
Certo, esiste il migliore amico, la migliore amica o – per utilizzare il gergo approvato dagli adolescenti odierni – i BFF (acronimo di Best Friends Forever).
Forever, no?
In realtà, e lo sappiamo bene, non è sempre così. Fin dall'asilo ci dicono che dobbiamo obbedire. Seguire pedissequamente fare nostro ciò che ci viene chiesto dai Maestri e, in subordine, dai genitori. Si sviluppa così un modello relazionale gerarchico. In esso, a una figura oppure a un insieme viene chiesto gerarchicamente di essere capace di orientare un sottoinsieme quantitativamente più vasto in base a ragioni di opportunità, di conoscenza oppure di fede.
In fin dei conti sembra essere qualcosa di democraticamente perfetto. Una rete globale che possa proteggere il singolo. Un sistema creato in modo da garantire una continuità con il modello gerarchico che minimizza l'energia necessaria affinché tutto possa funzionare.
Tutto perfetto, no?
Invece no. Perché questo sistema, per quanto possa sembrare ammaliante, è fatto da persone. Che quando si aggregano formano ciò che conosciamo genericamente come … la gente!
La gente è il male. Il leviatano, con una enorme semplificazione, è formato dalla gente.
La gente sei tu, la gente sono io
Cos'è la gente? Credo si possano definire tre, diversi, significati. Ciascuno con una valenza sociale non indifferente. La prima visione delimita quell'insieme, forse un po' idealizzato, di soggetti che condividono uno spazio e del tempo.
Questo tipo di visione è, a dir poco, utopico.
La seconda e la terza visione, a mio avviso, incarnano ciò che intimamente rappresenta la gente. Sono due spazi totalmente antitetici tra loro: scudo e rifugio oppure paura e nemico.
Ciascuno di noi utilizza lo scudo della gente o la paura della gente in modo molto paraculo: in base alla convenienza.
"Io vorrei farlo ma la gente poi cosa penserà?" rappresenta lo scudo e "Guai a farlo! Cosa penserà la gente di te?" è invece la paura.
Questo binomio che, ripeto essere paraculo, di fatto è un freno alla naturale entropia creativa delle cose. Il termine scientifico delinea perfettamente la necessità di movimento che è fonte d'innovazione in qualsiasi società. La gente nella sua accezione più negativa, invece, propone la staticità e l'appiattimento. Non dimentichiamoci, senza abbandonare il campo scientifico, che l'entropia, l'aumento di energia di un sistema o semplicemente il disordine hanno reso possibile in quel famoso "Brodo di Miller" la genesi dei primi mattoni molecolari che, timidamente, avrebbero creato le complesse sequenze che, a loro volta, hanno permesso alla vita di svilupparsi.