Una cosa è certa: il villain di questo 2020 è il Coronavirus. La maggior parte dei servizi che passano sui principali TG, oppure la totalità dei post su Facebook, illustra con dovizia di particolari come potremmo essere sterminati da questa microscopica entità extrabiologica.

È interessante pensare che una creatura, che nemmeno è dotata di vita propria, dalla dimensione di pochi micrometri potrebbe riuscire a fare ciò che nessun Bush, Kim Jong-Un oppure qualsiasi cantante neomelodico sia riuscito a fare in anni di attività.
Al momento sembra non esserci un vaccino capace di immunizzare un individuo rispetto al contagio dai Coronavirus. In realtà, io conosco una persona che, di certo, non sarebbe nemmeno sfiorata dal simpatico microbo: mia suocera.
Immagino già la scena: questo virus che entra nelle cellule che, per brevità, chiameremo cellule suocerali. Agglomerati biologici, cellule formate da lipidi, acqua, zuccheri e tanto odio. Lo immagino rendersi, repentinamente conto del luogo, fare un rapido briefing con gli altri virus ed esclamare "Oh cazzo! Dove siamo finiti? Cerchiamo di uscire prima possibile!".
Al tempo stesso immagino le cellule della suocera rimproverare il virus stesso di essere troppo magro: "Sicuro che non vuoi un po' di pasta al forno? Te ne incarto trecentocinquantachili". Ed immagino le cellule suocerali tentare di ri-arrangiare il pool intracellulare di elementi: "secondo me questi acidi nucleici starebbero meglio qui, qua puoi spostare un po' di enzimi, mentre lì ci sarà lo spazio per i sali minerali."
A quel punto, il coronavirus non ha che da scappar via. Piccolo problema: non essendo munito di flagelli non è capace di movimento proprio. Ed eccole, nuovamente, le cellule suocerali, pronte a rimarcare l'impossibilità di movimento con un secco, netto, acido e deciso: "alla tua età, vuol dire, non sei stato nemmeno capace di comprarti un flagello. Magari uno usato, a chilometro 0, con il quale puoi portare mia figlia in giro a fare shopping."
Poi, il colpo di grazia "Era meglio quel batterio di prima. Quel treponema della Sifilide. Distinto ed educato come mai nessuno"
Ora, non so voi, ma io mia suocera la donerei volentieri per
il progresso scientifico.