
Ho sempre pensato una cosa su "Eyes wide shut". Anzi, le cose da me pensate penso sono due. La seconda è che non può essere giudicato il peggiore film di Kubrick semplicemente perché Kubrick e qualsiasi aggettivo/costrutto che possa denotare una qualunque posa negativa sono del tutto incompatibili. Questo vale anche per "Fear and desire".
La prima cosa, invece, è che sono fermamente convinto che nulla sia lasciato al caso. Regia, fotografia, luci e perfino ogni albero di natale che appare nel film è frutto di un preciso, ponderato, maniacale e freddo calcolo. E sono altrettanto convinto che il film, per quanto possa sembra allucinato, un messaggio lo nasconda.
Quale?
Difficile dirlo. Non mi riferisco, ovviamente, a nessun complotto degli Illuminati, sette segrete o qualsiasi altra cosa che possa eccitare un grillino.
Penso, invece, che il messaggio nascosto nel film sia molto semplice: la corruzione morale.
La pellicola propone un parallelo tra due feste. Due eventi. La prima, sobria, di cortesia, falsa e ipocrita. Gli invitati sono "tutti i medici (benestanti) che fanno visite a domicilio". Il tema centrale è esposto in modo nemmeno troppo sottile: la depravazione morale, la bugia, la falsità. Due piani che, tra loro, non si amalgamano. L'inganno delle parole, delle strette di mano, degli sguardi. È tutto un gioco che serve ai commensali per raggiungere la portata finale che, altrimenti, è difficilissima da consumare.
La seconda festa, invece, è in maschera. Nessuno conosce nessuno, almeno così sembra.
Qui devo fare una piccola critica al doppiaggio che, nella scena chiave, quella del rituale, ha letteralmente ucciso il senso dell'intero girato. Nella versione originale traspare, certamente, una autorevolezza nella richieste del cerimoniere, ma è facile comprendere che la cadenza e il tono siano falsamente cordiali e gentili, a discapito sia di quanto detto (minaccia di morte) sia dell'orgia che, nel frattempo, si consuma a pochi metri.
"Please, remove your clothes".
Il doppiaggio italiano, invece, pone un'enfasi e una aggressività che nel dialogo originale non trovano luogo. Questo cambia di molto il senso stesso del rituale, che raggiunge un plateau sociale una volta subito dopo il consumo dell'orgia.
Quando la società osserva i propri membri, la corruzione e la bugia rappresentano gli unici due sistemi utili per ottenere la "portata finale". Quando, invece, la società non osserva i propri membri, poiché in maschera, la corruzione è allontanata, e si ottiene la liberazione di uno tra i più primordiali istinti.
La domanda che segue, è semplice. Quale, secondo il nostro senso comune, tra le due feste è quella moralmente inaccettabile?
Difficile dirlo. Nonostante ciò, i partecipanti, in ambedue le feste sono – probabilmente – gli stessi. Forse anche la moglie di "Bill" ha fatto parte al rituale orgiastico. La maschera, così tanto utile – se non indispensabile – per la seconda festa appare, nella naturale continuazione della prima festa. Su di un letto.
E nel rosso della cerimonia natalizia, con "Jingle bells" in sottofondo, l'attrice dalla duplice condotta, finalmente, si libera e decide.
Oppure…
Oppure avete perso del tempo leggendo me, che di cinema non ne capisco un cazzo.